Tassa Airbnb e Regolamento Regione Lazio per il settore extralberghiero

A breve il settore della ricettività extralberghiera sembra destinato a una piccola rivoluzione, soprattutto per gli host del Lazio, dove alle novità provenienti dallo Stato si sommeranno quelle in discussione nel governo locale.

 

 Cos’è la tassa Airbnb e chi investe

Introdotta nel nostro ordinamento con il D.L. n. 50 del 24 aprile 2017 (“Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo”) la c.d. tassa Airbnb , lungi dall’essere una nuova imposta, è una misura di contrasto all’evasione fiscale in un settore dove il nero è la normalità più che l’eccezione: quello degli affitti brevi a scopo turistico.

Chiunque percepisce un reddito deve riportarlo in dichiarazione, così da pagarci le relative imposte: un caso a parte è quello degli affitti di immobili ad uso abitativo, dove da tempo esiste la formula della cedolare secca: si versa all’erario il 21% e l’introito non va a cumularsi con gli altri redditi. Una soluzione di compromesso per riportare in chiaro un settore difficile da controllare, grazie a una formula conveniente (il 21% non solo è inferiore al primo scaglione IRPEF, pari al 23%, ma l’introitato, non cumulandosi, non contribuisce a far scattare aliquote più alte).

Purtroppo l’opzione cedolare secca non sembra aver incontrato il favore dei proprietari degli alloggi messi a disposizione dei turisti: un po’ perché lo 0% di tasse è più appetibile del 21%, un po’ perché è sempre mancata una normativa chiara circa l’applicabilità della soluzione extra IRPEF agli affitti inferiori a 30 giorni che, in quanto tali, non richiedono la registrazione del contratto.

La novità del D.L. 50/2017 duplice: dà copertura legislativa all’opzione 21% applicata ai contratti di affitto inferiori a 30 giorni, e pone in capo agli intermediari e alle OTA (Online Travel Agencies) l’esazione della cedolare secca nel caso di strutture ricettive non imprenditoriali. In sostanza Lo Stato trasforma Airbnb (ma anche Booking.com e gli altri) in sostituti d’imposta per la cedolare secca. Questa nuova norma, che non piace ai big del settore, non è esente da difetti: il maggiore è che l’onere di sostituzione d’imposta scatta soltanto quando l’intermediario incassa i soldi dal guest per conto dell’host. Ciò è la regola della piattaforma Airbnb, ma è una mera opzione nel caso di Booking (possiamo immaginare che molti host revocheranno il mandato di incasso al colosso olandese per sfuggire all’applicazione della norma).

In ogni caso è un passo in avanti concreto nella normalizzazione di un settore difficile da controllare.

Le novità nel Lazio

Dopo due anni di difficile gestazione sembra di prossima promulgazione il nuovo regolamento regionale del settore extralberghiero. Il percorso legislativo, infatti, è iniziato all’indomani della sentenza del TAR Lazio n. 6755 del 13 giugno 2016, che aveva falcidiato il regolamento vigente (n. 8 del 7 agosto 2015), lasciando pericolose lacune.

Dalle bozze che stanno circolando in questi giorni, più o meno definitive, risulta che la Regione Lazio sia orientata a favorire l’emergere di quell’area grigia occupata dagli affitti brevi, equiparandone l’esercizio a quello delle strutture ricettive formali come i bed&breakfast e le case vacanza.

In sostanza gli appartamenti privati potranno lecitamente essere messi a disposizione dei turisti soltanto protocollando una formale segnalazione alla Regione e al Comune di riferimento,  e dopo essere iscritti al Radar, il sistema regionale di segnalazione dei dati Istat sulle presenze. Inoltre il nuovo regolamento estenderà a questo tipo di sistemazioni l’onere dell’esazione dell’imposta di soggiorno, nei Comuni dove è prevista.

 

Il combinato disposto delle due norme: come cambia l’affitto turistico

Il primo impatto è sicuramente quello del prezzo di vendita delle camere  e degli appartamenti: l’esazione a monte del 21% farà inesorabilmente lievitare il prezzo all’utente finale, riducendo la competitività degli abusivi a danno delle imprese e dell’extralberghiero formale. Ciò sarà ancora più vero nella città di Roma e in tutti i Comuni dove è istituita l’imposta di soggiorno, in quanto non sarà più possibile sfuggirle optando per un appartamento privato anziché per una casa vacanza o un bnb.

Secondo una statistica di Federalberghi ogni giorno si consumano a Roma 35.000 presenze totalmente sconosciute alle forze di polizia e al fisco: una situazione grave che danneggia il settore e la collettività tutta.

Anche spostandosi in provincia la situazione non si alleggerisce: da una recente indagine (2017) di VisitBracciano con il supporto del Comune di Bracciano risulta che il 40% dei posti letto messi a disposizione dei turisti siano collegati al sistema degli affitti brevi, con un impatto devastante sull’economia del settore e sulla capacità impositiva dell’ente locale.