Quotazioni ENI: perché conviene acquistarle

Secondo gli analisti il prezzo delle azioni Eni oggi non rispecchia esattamente quello che è il reale valore di mercato della società del Cane a Sei Zampe ed è per questo motivo che Mediobanca vede in Eni una possibile crescita del suo valore di oltre il 40%.

Mettendola su questi termini, l’analisi di Mediobanca si traduce in una strategia, ovvero quella di comprare prima le azioni e in seguito di lasciarle nel portafoglio.

Tutto questo appare vantaggioso, ma allo stesso mdo è vantaggioso investire in azioni Eni tramite trading di CTD andando direttamente long.

Il possibile aumento del prezzo delle azioni Eni fino al 40% lo si deduce andando a guardare a quello che è il target price che Piazzetta Cuccia ha assegnata al titolo dell’azienda.

Il prezzo obbiettivo posto a venti euro, infatti, è molto lontano rispetto a quelle quotazioni attuali che sono pari a tredici euro e 97 cent.

Tale prezzo si scambia con un multiplo di 4,7 volte che corrispondere ad un rapporto ev/ebita che è lo sconto di un 20% rispetto al settore oil.

 

La riapertura di un giacimentoscuote il mercato del petrolio

 

Attenzione però a non sopravvalutare il parere di Mediobanca.

Bisogna infatti comunque considerare il fatto che si deve inserire in una strategia di tradig che tenga innanzitutto conto di fattore come l’andamento della quotazione del petrolio.

Inoltre non bisogna dimenticare che esiste un massimo annuo e che il prezzo delle azioni Eni che ha toccato non arriva ai sedici euro.

Ad ogni modo chi possiede nel proprio portafigli azioni del Cane a quattro zampe ha scelto di investire in questi titoli con i CFD e può stare tranquillo che in termini di rating le azioni fanno meglio del mercato secondo Mediobanca.

Mediobanca ha espresso questo giudizio favorevole in scia con le ultime novità delle settimane precedenti.

Lo scorso anno la Norway’s Petroleum Safety Authority ha reso pubblico di aver affidato ad eni il ruolo di riavviare la produzione nel campo petrolifero dove era tutto bloccato da almeno circa due mesi.

Il sito petrolifero appena citato produce una quantità di circa centro mila barili al giorno ed è uno dei più importanti stabilimenti per l’industria petrolifera italiana.

Eni possiede più della metà dello stabilimenti (una quota di circa il 65% ), mentre Statoil ne possiede il 35%.

Secondo quindi gli analisti di Mediobanca, durante il suo picco produttivo Goliat produce circa centomila barili durante una giornata e quindi sessantacinque mila riferiti al conto di Eni.

Dato che il pozzo è stato messo in disfunzione per quasi tutto il quarto trimestre ed è stato valutato che lo il momento di chiusura avrà un impatto del 2-3% sui volumi del gruppo nel periodo.

Continuando con le valutazioni di Mediobanca, secondo i suoi analisti la natura e l’alto margine dei barili avranno delle conseguenze proporzionali sul cash flow del gruppo e ci aspettiamo che siano pari a 2,6 miliardi di euro nel trimestre.

In sostanza la notizia del riavvio del giacimento ha riattivato il mercato ed ha messo in marcia le quotazioni.

Eni offre la possibilità di ridurre il suo break even a livello del cash flow per un barile di circa cinquantacinque dollari.

 

Fonte: www.emergenzalavoro.com